domenica 24 novembre 2013

Rigiscan test notturno nella diagnostica del deficit erettile



Il Rigiscan test è uno strumento indispensabile nella diagnostica del deficit erettile.
Sappiamo che nella fase del sonno in cui sogniamo , la cosidetta fase del sonno REM si verificano, nella normalità, fenomeni di erezione , chiamati NPT  - tumescenza peniena notturna -.
Queste erezioni avvengono quindi in momenti della nostra vita “svincolati” dal controllo della coscienza, in un momento in cui fattori psicologici non possono influenzarci.  Il test  quindi riesce a discriminare facilmente deficit erettile su base organica dalle forme su base funzionale “emozionale “ ( ansia, stress etc.)
L’esame può essere paragonato ad un holter penieno. Due anellini vengono posizionati intorno al pene e , durante la notte , un apparecchio applicato alla coscia registra ogni 30 secondi l’attività peniena. L’esame viene poi scaricato al computer e analizzato da apposito software. Utilissimo per discriminare quindi le forme psicogene dalle forme organiche , con differenti strade diagnostiche e terapeutiche

mercoledì 13 novembre 2013

FRATTURA DEL PENE


La frattura del pene è un evento poco noto e poco frequente che viene  vissuto con dramma e dolore da parte del paziente coinvolto. Il fenomeno e’ causato da una  improvvisa, forzata e innaturale flessione del pene sul proprio asse, durante il fenomeno erettile, con conseguente frattura della tunica albuginea che riveste i corpi cavernosi. Quetsa tunica è una sorta di guaina che riveste i due corpi caversoni i quali durante l’erezione si riempiono di sangue ad alta pressione.

La tunica albuginea non  è molto elastica e quindi, nel momento della massima distensione, se viene flessa bruscamente in modo innaturale , per un movimento brusco o sbagliato, può rompersi. l’evento è vissuto con dolore improvviso e acuto, talvolta accompagnato da un rumore schioccante come quello di una frusta, da una rapida detumescenza del pene e dalla formazione quasi immediata di un vasto ematoma per  per la fuoriuscita di sangue dai corpi cavernosi ai tessuti circostanti 
e talvolta da sangue uretrale, uretrorragia. questo fenomeno quando viene interessato anche il corpo spongioso.

Di solito accade nei rapporti sessuali in cui la partner è sopra l’uomo e nell’impeto amoroso porta ad una estrema flessione il pene, oppure ad un impatto violento contro il proprio bacino.

Il trattamento, in regime di urgenza, è chirurgico e consiste nella riparazione della breccia. Nel caso non avvenga per remore e/o vergogna la cicatrice e i reliquati della frattura possono frequentemente poratre a disfunzione erettile e torsione del pene

lunedì 11 novembre 2013

Carcinoma prostatico: ti osservo o ti curo?






Confronto tra sorveglianza attiva e terapia iniziale in pazienti con carcinoma prostatico a basso rischio.
Si tratta di un articolo complicato ma ingegnoso nel quale gli autori costruiscono un modello di studio prospettico che mette a confronto sorveglianza attiva, brachiterapia, radioterapia conformazionale e prostatectomia radicale in pazienti virtuali di 65 anni con tumore della prostata in stadio inferiore o uguale a T2a, PSA < 10 ng/ml e Gleason score inferiore o uguale a 6.
Lo studio conclude sotenendo che la sorveglianza attiva è in grado di offrire a questi pazienti una qualità di vita migliore alle altre metodiche con una mortalità da tumore della prostata solo lievemente superiore.
Non sono personalmente mai stato convinto della sorveglianza attiva come concetto da applicare in senso lato a tutti i pazienti con tumore della prostata. Penso che tutti i pazienti nei quali venga fatta una diagnosi di tumore della prostata in presenza di co-morbidità significative debbano essere valutati con attenzione per verificare se un trattamento sia veramente necessario.
Se si ritiene che il rischio di mortalità per il paziente sia chiaramente legato ad altre problematiche, in assenza di sintomi legati al tumore della prostata penso che il paziente possa essere senz’altro essere osservato, sempre che presenti le caratteristiche definite sopra.
In un caso come questo non ripeterei ogni anno le biopsie ma seguirei il paziente con PSA ed esplorazione rettale. Essendo il paziente più a rischio di exitus per altre cause, in presenza di progressione di malattia tumorale della prostata considererei probabilmente la terapia ormonale. Diverso è il caso del paziente con tumore della prostata a basso rischio e con età fino ai 70 anni. Ormai l’aspettativa di vita media per un maschio italiano è di 81 anni e spesso può essere ben più a seconda delle condizioni generali del paziente.
A fronte di questo trovo la sorveglianza attiva, per una persona che sta bene, non giustificata. E’ assolutamente chiaro peraltro che al momento del colloquio con il paziente gioca un ruolo importante l’esperienza dell’uorologo.
Se l’urologo è abituato ad ottenere eccellenti risultati con la chirurgia tenderà inevitabilmente ed in buona fede a proporla con più enfasi. Lo stesso succederà se l’urologo esegue routinariamente una brachiterapia o se abbia un ottimo rapporto di collaborazione con un efficiente centro di brachiterapia conformazionale.
Il rischio potenziale è che l’indicazione della sorveglianza attiva trovi indicazione eccessivamente allargata, fatto salvo il sacrosanto diritto di ogni paziente di decidere in prima persona sul da farsi a riguardo della sua malattia. Vedremo dove saremo tra cinque anni: al momento non mi sento di scommettere sul futuro successo della sorveglianza attiva.

giovedì 7 novembre 2013

La Spermatogenesi

venerdì 1 novembre 2013

Tumore della vescica : scritto nel DNA




 
Questa news riporta l’esperienza di un gruppo cinese dell’ Ospedale Shenzhen Popolo, che ha eseguito uno studio genetico nel cancro della vescica, pubblicato on line su Nature Genetics.
Sono state utilizzate tecniche di sequenziamento degli esoni ( gli esoni costituiscono la parte codificante del genoma) dell’intero genoma del tumore vescicale  e si sono cercate di identificare le alterazioni genetiche che potrebbero essere coinvolte nella carcinogenesi per permettere infinine di aprire nuone strade per il trattamento di tale patologia
 
LO STUDIO
Il carcinoma a cellule transizionali ( TCC ) è la forma più comuni di tumore della vescica, e rappresenta il 90% di tutte le neoplasie vescicali in Nord Sud America, Europa e Asia. In questi continenti sono stati calcolati circa 386300 nuovi casi all'anno e 152.000 decessi nel 2008, numero salito a 170.000 nel 2010. Fino a oggi non sono stati eseguiti studi genetici  utili per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.
Per avere una comprensione più approfondita delle basi genetiche di tale patologia, gli studiosi cinesi hanno condotto un sequenziamento degli esoni su tessuto tumorale e abbinato lo studio del sangue periferico dello stesso paziente in 99 pazienti affetti da TCC, e sono state individuate 1023 sostituzioni somatiche e 67 delezioni rispettivamente.
Senza approfondire dettagli della metodolgia sull’ estrazione delle sequenze genetiche posso dire che i ricercatori hanno individuato due sequenze maggiormente coinvolte : STAG2 e ESPL1 .Tra di loro lo STAG2 ospita il maggior numero di mutazioni. Un'altra "anomalia" genetica molto frequente è stata la "fusione" dei segmenti  FGFR3/TACC3


IL COMMENTO DEGLI AUTORI :
 Abbiamo scoperto che le alterazioni frequenti in STAG2/ESPL1 e la fusione ricorrente FGFR3-TACC3, forniscono la prova che le alterazioni genetiche influenzano il processo di CSSC e possono essere coinvolte nella tumorigenesi del carcinoma vescicale, questo implica un nuovo approccio terapeutico per il cancro della vescica. Inoltre, i dati genomici prodotti in questo studio possono anche gettare una solida base per la ulteriore ricerca sul cancro alla vescica ".
APPROFONDIMENTI :
Neoplasie superficiali della vescica