Il secco no alla chirurgia preventiva degli urologi Siuro
Il dibattito è iniziato con la decisione
di Angelina Jolie di farsi asportare entrambi i seni dopo la scoperta
di un gene che alza il rischio di cancro. Nelle stesse settimane un
manager britannico si faceva asportare chirurgicamente la prostata per
lo stesso motivo. La presenza del gene Brca2 che nelle donne è associato
all'insorgenza del cancro al seno e alle ovaie, nell'uomo al tumore
maschile più frequente. Adesso arriva il secco no alla chirurgia
preventiva per la salute degli uomini. Lo ribadiscono gli urologi del
Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) riuniti a Firenza per
il Congresso Nazionale.
“È vero, le ultime ricerche - afferma Giario Conti, presidente SIUrO - hanno dimostrato che l’alterazione, tramite mancate riparazioni del Dna, del gene Brca 2 nel maschio aumenterebbe il rischio relativo di sviluppare il tumore di 9 volte circa rispetto alla popolazione normale. Tendenzialmente i tumori dovuti ad alterazioni genetiche sono più aggressivi, più veloci e danno più facilmente origine a metastasi. Ma per la prostata, a differenza di quello che accade per il tumore al seno e alle ovaie dove la probabilità è molto alta e dove esistono dei percorsi medici precisi, per il tumore della prostata le conoscenze attuali non sono assolutamente tali da garantire la correlazione tra l’alterazione dei geni e l’insorgenza del tumore”.
Il test genetico va richiesto solo per coloro che hanno, in famiglia, diversi casi di tumore aggressivo della prostrata, ossia quando c’è una forte familiarità e si sospetta la presenza di uno di questi due geni. Pertanto, sotto queste condizioni, l’utilità dello screening genetico di massa perde di significato. “La presenza di un'anomalia genetica non rappresenta la certezza di sviluppare il tumore della prostata - prosegue Alberto Lapini, presidente del Congresso - e non giustifica in alcun modo una scelta così radicale qual è l’asportazione della prostata.”
“È vero, le ultime ricerche - afferma Giario Conti, presidente SIUrO - hanno dimostrato che l’alterazione, tramite mancate riparazioni del Dna, del gene Brca 2 nel maschio aumenterebbe il rischio relativo di sviluppare il tumore di 9 volte circa rispetto alla popolazione normale. Tendenzialmente i tumori dovuti ad alterazioni genetiche sono più aggressivi, più veloci e danno più facilmente origine a metastasi. Ma per la prostata, a differenza di quello che accade per il tumore al seno e alle ovaie dove la probabilità è molto alta e dove esistono dei percorsi medici precisi, per il tumore della prostata le conoscenze attuali non sono assolutamente tali da garantire la correlazione tra l’alterazione dei geni e l’insorgenza del tumore”.
Il test genetico va richiesto solo per coloro che hanno, in famiglia, diversi casi di tumore aggressivo della prostrata, ossia quando c’è una forte familiarità e si sospetta la presenza di uno di questi due geni. Pertanto, sotto queste condizioni, l’utilità dello screening genetico di massa perde di significato. “La presenza di un'anomalia genetica non rappresenta la certezza di sviluppare il tumore della prostata - prosegue Alberto Lapini, presidente del Congresso - e non giustifica in alcun modo una scelta così radicale qual è l’asportazione della prostata.”
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